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Disturbi d'ansia e Attacchi di Panico

Come si manifesta l'ansia?

 

L'ansia ha segni e sintomi che si manifestano sia in modo invisibile agli altri, sia con segnali somatici visibili.

Agli altri possiamo sembrare tranquilli ma può capitare che la frequenza cardiaca aumenti, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumenta e le funzioni del sistema immunitario e quello digestivo diminuiscono.

Esternamente i segni somatici dell'ansia possono includere pallore, sudore,tremore e dilatazione pupillare.

Se l'ansia perdura nel tempo e/o è piuttosto intensa può portare ad insonnia, problemi a concentrarsi.

In particolare, la tendenza a rimuginare e a pensare continuamente, la continua tensione possono ridurre notevolmente le energie per affrontare qualsiasi esperienza.

 

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Da dove viene l’ansia?


Tre sono i fattori che possono determinare lo sviluppo dell’ansia:

  • Genetica e temperamento: ovvero la tendenza di un individuo a reagire con ansia di fronte a degli stimoli;

  • Ambiente familiare: il clima emotivo familiare in cui si cresce, le paure trasmesse in famiglia e le abilità di gestione delle emozioni e degli imprevisti che ci sono state indirettamente insegnate;

  • Eventi e traumi: tutte le situazioni vissute che possono aver comportato una minaccia alla vita, allo status o al benessere in generale.

Questi fattori non si presentano singolarmente, ma,solitamente, in combinazione tra loro.

È raro, infatti, che a seguito di un singolo evento traumatico si sviluppi un disturbo ansioso vero e proprio. Più spesso, invece, è proprio la combinazione tra predisposizione ed eventi significativi, o tra predisposizione e apprendimenti avvenuti in famiglia (o qualsiasi altra associazione tra questi tre fattori) ad essere, in ultima analisi, responsabile dello sviluppo dell’ansia.


L'ansia in origine è una normale reazione ad uno stimolo e ci permette di avvertirne la pericolostà. La combinazione dei fattori di cui sopra può indurci ad avvertire un continuo stato di allerta e ciò induce

ad aspettative di eventi pericolosi imprevisti imminenti anche in situazioni ane quando non vi sono reali situazioni di pericolo. In alcuni casi tale stato pervade la personalità dell'individuo, diventando una sensazione che condiziona ogi momento della vita quotidiana. Come dice Freud: l'ansia è un segnale della presenza di un pericolo nell'inconscio, a cui l'Io sopperisce attivando i meccanismi di difesa. Se il segnale d'ansia non è più efficace, le risorse difensive dell'Io, allora ne derivano un 'ansia più intensa e persistente o altri sintomi.

 

Ogni tipo di carattere diventa "patologico" quando implica strategie specifiche, rigide e ripetitive, eccessivamente sviluppate o insufficientemente sviluppate (ad esempio per una insufficiente fiducia di SE).

Nei casi di ansia molto forte ed invalidante può essere opinabile una terapia farmacologica, unita ad un lavoro psicologico che accompagni la persona ad individuare le cause e le dinamiche relazionali collegate all'ansia, al fine di trovare nuovi schemi comportamentali che spezzano il circolo vizioso negativo ad essa legato legato.

Lo Psicologo può fornire un aiuto nell'individuazione dell'obiettivo evolutivo, per poter scoprire col paziente adeguate risorse per farvi fronte.

 

Senti una indistinta, ma pressante, sensazione di allarme?

Questa sensazione è fatta di preoccupazione, paura, tensione del corpo ?

Vivi come pericolose situazioni che razionalmente pensi non lo siano?

Soffri di insonnia? Hai difficoltà a concentrarti? Hai la tendenza a rimuginare e a pensare continuamente?

Questa continua tensione riduce notevolmente le energie per affrontare qualsiasi esperienza?

Ti chiedi se qualcosa in te non va?

Ti senti "sbagliato" o "fatto male"?

Soffri di ansia e sei di Ravenna?
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Come si manifesta un attacco di panico?

Gli attacchi di panico si manifestano con un'improvvisa e intensa paura in assenza di un reale pericolo, accompagnata da sintomi somatici, dovuti all’attivazione del sistema simpatico, e cognitivi (paura di impazzire, di perdere il controllo, paura di morire).

Generalmente raggiungono rapidamente l’apice e sono di breve durata (di solito 10 minuti o

meno).

Proprio questa imprevedibilità può portare a sentirsi particolarmente vulenerabili e condiziona

la tua vita.

 

All'attacco consegue anche un forte desiderio di fuggire dal luogo in cui lo si sta vivendo ed

insieme vissuti di vergogna e timore che "gli altri se ne accorgano" e che ti percepiscano come un "debole".

Soffri di attacchi di panico e sei di Ravenna?

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Durante gli attacchi si presentano, in concomitanza, almeno 4 dei seguenti sintomi:

  • rossore al viso e talvolta all’area del petto;

  • capogiri, sensazione di stordimento, debolezza con impressione di perdere i sensi;

  • parestesie, più comunemente rappresentate da formicolii o intorpidimenti nelle aree delle mani, dei piedi e del viso;

  • difficoltà respiratoria, tecnicamente definita dispnea o soffocamento;

  • aumento della sudorazione oppure brividi, legati a repentini cambiamenti della temperatura corporea e della pressione;

  • dolore retrosternale

  • nausea, sensazioni di chiusura alla bocca dello stomaco o di brontolii intestinali;

  • tachicardia o palpitazioni, spesso associati a dolori al torace;

  • tremori o scatti.

L'imprevedibilità, l'irruenza e l'insieme di questi sintomi possono favorire l'insorgere di vissuti altrettanto importanti come:

  • paura di perdere il controllo ( ad es. comportarsi in modo strano ed imbarazzante in pubblico);

  • paura di impazzire;

  • vergogna per il timore di essere considerati malati di mente;

  • non appartenenza alla realtà, derealizzazione;

  • osservare dall’esterno cosa accade al proprio corpo, depersonalizzazione;

  • non gestione di qualcosa di terribile;

  • stordimento;

  • paura o convinzione di stare sul punto di morire;

  • impotenza;

  • pensieri catastrofici impossibili da razionalizzare;

  • crisi di pianto.

 

Secondo il DSM-5 per fare diagnosi di disturbo di panico devono essere soddisfatti i seguenti criteri:

  1. presenza di attacchi di panico inaspettati e ricorrenti (un solo attacco di panico non è dunque sufficiente), dei quali almeno uno seguito da un mese (o più) di preoccupazione persistente di avere altri attacchi e/o di preoccupazione relativa alle implicazioni o alla conseguenze dell’attacco (ad esempio, perdere il controllo, avere un infarto cardiaco, impazzire), e seguiti da una significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi di panico.

  2. presenza o assenza di Agorafobia

  3. gli attacchi di panico non devono essere causati dagli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio, da abuso di una droga) o di una condizione medica generale (ad esempio, ipertiroidismo).

  4. gli attacchi di panico non devono essere meglio giustificati da un altro disturbo mentale, come ad esempio la Fobia Sociale.

 

L'ansia (che sta alla base del panico) è una normale reazione ad uno stimolo stressante.

Tale reazione, a livello neurologico, è gestita dal rapporto tra amigdala (che innesca la reazione di paura) e corteccia prefrontale (che fornisce la rivalutazione della minaccia, controlla gli impulsi, risolve problemi, ci fa riflettere sulle conseguenze delle nostre decisioni). Tale collegamento entra in azione ogni qualvolta si percepisce uno stimolo stressante che provoca allarme.

Quando questo allarme viene attivato più e più volte, le persone diventano reattive, impulsive e  non riescono più a prendere decisioni lucidamente, sono confuse e disorientate.

La presenza costante di stimoli percepiti come minacciosi o pericolosi determina quindi una sovrastimolazione del sistema limbico e quindi dell’amigdala.

 

Vivere un attacco di panico è indubbiamente un'esperienza così forte e spaventosa che solo chi l'ha provato riesce a comprenderne i vissuti che l'accompagnano.

Il terrore e il senso d'impotenza conducono al timore che l'esperienza si ripeta e quindi all'evitamento di luoghi e/o persone ad esso associati, quindi ritenuti pericolosi.

L'evitamento è la difesa apparentemente più efficace, così come l'esecuzione di meccanismi che rassicurano (ad es. Avere con sé farmaci, stare vicino ad una finestra per poter prender aria, etc.) facendo però si rischia l'innesco di comportamente altamente limitanti la libertà personale ed invalidanti. Questo il preludio dell'agorafobia che porterà a vivere la casa come unico luogo sicuro.

L'alternativa, almeno inizialmente, può essere quella di chiedere di esser* accompagnat* da una persona di fiducia. Anche questa soluzione non è priva di risvolti emotivi per entrambe le parti.

 

Per quel che riguarda la terapia può essere opinabile l'integrazione della psicoterapia con quella farmacologica (antidepressivi SSRI, ansiolitici).

 

Ti è mai capitato, da un momento all'altro, di provare  un'improvvisa e intensa paura senza riuscire a darle una spiegazione? Una paura così forte, accompagnata da tachicardia, sudore, tremore, chiusura alla bocca dello stomaco, difficoltà a respirare, al punto di temere di morire?

Sei ricorso al medico o al pronto soccorso temendo seriamente per la tua vita ma non è stato riscontrato nulla?

Tutti continuano a dirti che stai bene ma tu continui a sentire che qualcosa non va ed inizi a pensare che sei sbagliato?

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